lunedì 28 febbraio 2011

Presentazione del progetto "Atlante di ecologia umana e dei suoni della Lomellina"


Sabato 26 Febbraio 2011, alle ore 10.30, presso la sede dell'Ecomuseo del paesaggio lomellino, a Palazzo Strada, in Ferrera Erbognone (PV), è stato presentato il progetto "Atlante di ecologia umana e dei suoni della Lomellina", creato dall'Associazione Tracce di Territorio.
Il compito dei ricercatori è stato arduo. Sia per la quantità di dati da recuperare sia per la distribuzione geografica: più di quaranta comuni sparsi sul territorio lomellino. Gli strumenti utilizzati vanno dalla distribuzione di questionari tematici all’inquadramento e calendarizzazione delle attività svolte nei vari comuni, dalla rilevazione territoriale e cartografica alla scoperta delle risorse intellettuali. La raccolta di tutte le informazioni desunte dai questionari distribuiti presso i comuni e da tutte le altre azioni, interviste e cartografie comprese, ha fotografato:
- La dimensione socio-demografica del territorio attraverso informazioni di prima mano sulla popolazione residente, le classi di età, gli indici di struttura, i movimenti anagrafici, la popolazione straniera residente e così via.
- La dimensione delle dinamiche sociali ha fornito dati sul sistema scolastico, sull’associazionismo e il volontariato, sulle emergenze minorili e giovanili.
- La dimensione economica ha preso in considerazione il numero di unità locali di impresa per settore, il numero di addetti, la mappatura delle eccellenze artigiane, l’inventario delle filiere.
E’ stata attivata una raccolta di informazioni relativa anche al:
- Settore turistico che ha monitorato la presenza di attività ricettive, la presenza e permanenza di turisti divisi per nazionalità, periodo e gradimento dei soggiorni nonché la dimensione economica dell’intero comparto.
- La dimensione ambiente e territorio ha fornito un’immagine reale dell’uso del suolo, della superficie agricola e dei suoi vari utilizzi, delle coperture boschive, delle aree protette e di quelle a rischio idrogeologico. E’ stata stilata una carta delle risorse paesaggistico-ambientali nonché una mappa dei sentieri e dei percorsi ciclo-pedonali. Infine la dimensione culturale ha permesso di evidenziare le cosiddette risorse sceniche, l’immagine che gli abitanti si fanno dei territori in cui abitano e le risorse intellettuali, narrative, filosofiche e tecniche, in sostanza non solo un quadro abbastanza completo di ciò che gli abitanti pensano del proprio territorio ma anche di ciò che si aspettano o temono che diventi in futuro. ”Una ricerca – ha spiegato il prof. Dipak R. Pant , direttore dell’unità di studi interdisciplinari per l’economia sostenibile presso l’Università LIUC di Castellanza – che servirà come strumento indispensabile a tutti coloro che vorranno esercitare, almeno per i prossimi venticinque anni, le future progettualità sul territorio lomellino”. La seconda parte del progetto, anch’essa ultimata con la collaborazione dell’Associazione Tracce di Territorio e coordinata dal prof. Gianni Pavan, direttore del Centro interdisciplinare di bioacustica e ricerche ambientali dell’Università degli studi di Pavia, è costituito da un lavoro di campionamento sonoro sia degli ambienti naturali, con tutte le specie presenti, che delle realtà tradizionali (rumori derivanti dal lavoro dei campi, suoni delle campane, rumori delle macchine agricole). “Si è così realizzata – spiega Pavan – una raccolta di suoni e rumori rappresentativa delle realtà locali, anche se non ancora esaustiva”.
Nella sede di Ferrera Erbognone dell’Ecomuseo verrà attrezzato un laboratorio sui paesaggi sonori della Lomellina, con tabelloni informativi e una presentazione multimediale che riguarderà i vari ambienti ecologici presenti nell’Ecomuseo, le specie animali, i relativi suoni.Il laboratorio permetterà a visitatori e studenti di sperimentare gli effetti delle tecniche di registrazione della natura e dell’ambiente antropico.Sarà inoltre messa a disposizione una strumentazione ad hoc per registrare, durante escursioni in campagna, i suoni delle specie presenti. Regione Lombardia, Fondazione Banca del Monte di Lombardia ed Eni hanno contribuito alla realizzazione di entrambi i progetti i cui risultati verranno al più presto pubblicati in volume e messi a disposizione della comunità dall’Ecomuseo del paesaggio lomellino.
Ha intodotto i lavori Fabio Rubini, vicepresidente dell'Ecomuseo del paesaggio lomellino.
Sono seguiti gli interventi di Guglielmo Cajani (Fondazione Banca del Monte di Lombardia), Remo Pasquali (direttore "Raffineria del Po" Eni di Sannazzaro de Burgondi), Giorgio De Pino (Eni spa), Dipak R. Pant (direttore dell'Unità di studi interdisciplinari per l'economia sostenibile presso l'Università Carlo Cattaneo-LIUC di Castellanza, Varese), Gianni Pavan (direttore del Centro interdisciplinare di bioacustica e ricerche ambientali-CIBRA, Università degli Studi di Pavia).

mercoledì 23 febbraio 2011

In auto sul ponte di Calatrava

Perchè stupirsi delle ovvietà? A parte l'ipotesi 'ragazzata' il ponte rappresenta una costruzione che con la città ha poco a che vedere. Lo hanno dimostrato ancora una volta questi ragazzi un poco alticci e magari in vena di superare qualche divieto. In realtà il ponte è uguale, almeno di notte, a qualunque altro ponte di qualunque altra tangenziale o bretella o raccordo autostradale del mondo.
Quindi perchè non percorrerlo alla stessa maniera di tutti gli altri?
Cioè con l'auto?
I soggetti risultano vittime del solito effetto 'misunderstand' dell'architettura cosidetta moderna. L'architettura che omogenizza le forme e qualunquifica le sostanze fino a non far più capire dove ci si trovi. A Venezia tutti i ponti hanno sempre avuto gli scalini perchè parte di un tessuto urbano in cui il trasferimento di uomini e merci avveniva per vie d'acqua, proveniente quindi da una esperienza storica e umana priva di auto e priva di trasporti su ruote. Anche oggi devono avere gli scalini se si vuole che nessuna auto ci monti su, e in effetti tutti i ponti ce li hanno gli scalini.
Tranne quello di Calatrava.
E' vero anche che a Venezia solo questo ponte, per come è progettato, sembra permettere il transito di veicoli.
Un ponte qui deve essere costruito con gli scalini perchè è solo in questo modo che si riesce a far capire ai passanti, che in altre città verrebbero chiamati pedoni, che il ponte si trova proprio a Venezia e che la città, come ogni altra al mondo, necessita di un alfabeto particolare che permetta la riconoscibilità della singolarità irripetibile del suo patrimonio storico e architettonico. La singolarità che permette alle costruzioni, ponti compresi, di dialogare con il loro pubblico di passanti, visitatori, turisti, pedoni.